La prima volta che ho incontrato il gatto matto nato dalla mente “folle” di Gilles Bachelet ero in biblioteca. Questo assurdo libro era aperto fra le mani di una signora annoiata alle prese con una lettura ad alta voce a dir poco deludente. Occhio spento, voce piatta e monocorde, fare frettoloso. Lettura pessima, senza pause, intonazioni, espressioni, sguardi divertiti. Nessuna premura o attenzione riservata ai bambini che le si accalcavano intorno, sotto e sopra… Insomma, un disastro. L’esatto opposto di quello che dovrebbe essere una buona lettura di gruppo.
Eppure, nonostante tutto l’impegno messo dalla lettrice svogliata per spingere i suoi ascoltatori allo sconforto e alla sonnolenza, questo libro surreale ha reso tutti quanti arzilli e solleticato la curiosità dei presenti (compresa quella della sottoscritta).
Ho così pazientemente aspettato che quella nenia giungesse al termine e mi sono seduta su un divanetto a osservare e leggere in santa pace Ultime notizie dal mio gatto (Il Castoro, 2010).
Una storia grottesca! Un tizio con qualche rotella fuori posto (l’autore) sosteneva che il gigantesco pachiderma protagonista del libro fosse il suo gatto… Un elefante domestico che si era innamorato di una tenera micina. Un elefantone pasticcione e tiranno che si comportava in tutto e per tutto da gatto, ma in verità era quello che era…
Ho riso tanto mentre mi soffermavo sulle illustrazioni umoristiche e caricaturali che ritraevano questo elefante-gatto in pose bislacche e insensate.
Ma perché scambiare un elefante per un gatto? Che motivo c’è? Forse Gilles Bachelet ha un gatto grande e grosso? Forse è grigetto color elefante? Forse è pesante e ingombrante?
Cercavo una logica (che non c’era) e intanto mi divertivo di cuore, come non mi capitava da tanto di fronte a un albo illustrato(picture book): un libro che usa parole, immagini e grafica per raccontare una storia. Non è semplicemente un libro che Leggi.
Tornata a casa ho fatto qualche ricerca e ho scoperto che questo gatto matto era il terzo di una serie creata dall’autore francese pluripremiato Gilles Bachelet e pubblicata in Italia da Il Castoro: il primo libro, Il mio gatto è proprio matto, del 2005; il secondo titolo, Quando il mio gatto era piccolo, del 2007.
A breve distanza me li sono procurati tutti e me li sono veramente goduti.
Illustrazioni formidabili, precise, caratterizzate, esaltate da testi concisi e sferzanti. Tavole che mostrano in sequenza le intemperanze e le pazzie dell’elefante-gatto che si alternano a tavole con ambientazioni ricche di particolari.
Conosciamo così il gatto matto e la sua casa, le stanze che distrugge, le scene di vita familiari a chi un gatto (vero) ce l’ha: lui che dorme sulla tv, gioca con la cesta dei panni sporchi, si sdraia sul tavolo da disegno, si intrufola nella lavatrice, sfonda il divano, calpesta carte e documenti importanti, beve nella tazza del bagno, fa la popò fuori dalla lettiera…
Ma se è un elefante stralunato, anziché un micetto, a combinare tutti questi disastri casalinghi, l’effetto è ancora più esilarante.
Parole e disegni sono colti, artistici, con rimandi ironici ad opere d’arte, dipinti celebri.
Io vi consiglio di leggere tutti e tre i libri della serie del gatto matto: il primo perché è il primo. Spiazza, meraviglia, appassiona pagina dopo pagina. Il secondo perché mantiene lo stesso standard di divertimento e follia. L’effetto sorpresa non c’è, ma viene degnamente rimpiazzato da altrettante trovate spassose. Scopriamo l’infanzia del gatto-elefante, i suoi giorni da cucciolo, capiamo perché è stato scelto e preferito ai suoi fratelli e ce ne innamoriamo perdutamente.
Il terzo titolo, come vi dicevo, racconta la cotta del pachiderma per una gattina e la loro romantica liaison. Direi che si può cominciare a proporli a bambini di 4-5 anni.
Si ride sempre e tanto. E ci si continua a domandare: ma perché un elefante al posto di un gatto???
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