Desideravo recensire questo albo illustrato(picture book): un libro che usa parole, immagini e grafica per raccontare una storia. Non è semplicemente un libro che da un po’, perché è uno di quelli che più mi hanno affascinato e sedotto negli ultimi mesi. Probabilmente molti di voi ne avranno già sentito parlare, anche grazie al premio Orbil che di recente gli è stato conferito da parte di un nutrito gruppo di librerie indipendenti per ragazzi.
Il chiosco
di Anete Melece, trad. dal lettone di Alba Zara, Jaca Book, 2019, età di lettura suggerita: dai 3 anni
Con uno stile illustrativo materico, pieno, pastoso, l’autrice lettone Anete Melece racconta la storia di Olga e del suo chiosco, colorato punto vendita di un centro città in cui è possibile acquistare giornali, riviste, snack e gadget di ogni tipo.
Ma per Olga il chiosco non rappresenta semplicemente un luogo di lavoro. È la sua casa a tutti gli effetti, dove trascorre tutto il tempo, senza mai allontanarsi, anche quando la sera tira giù le serrande e tutta la città si riposa.
Olga dorme, mangia e fa ogni cosa dentro il chiosco, perché in realtà non riesce a uscire da lì a causa del suo peso eccessivo. È letteralmente bloccata lì dentro e si consola mettendo continuamente qualcosa sotto i denti e sfogliando riviste di viaggio, sognando il mare e orizzonti aperti, sconfinati.
Una vita molto triste, penserete voi. Una condizione di privazione della libertà, di oppressione e solitudine. In realtà, ed è questo aspetto ad avermi colpito in modo particolare, Olga ha un’indole aperta e amabile, è sempre disponibile con i suoi clienti, di cui conosce e anticipa ogni esigenza, è gentile, affabile, pronta a dare consigli, a regalare un lecca-lecca alla bimba che piange, una parola di conforto alla donna sfortunata in amore, a porgere al volo una bottiglietta d’acqua al corridore che tutte le mattine passa davanti il suo negozietto.
Olga è conosciuta nel quartiere, una piacevole compagnia, un punto di riferimento per i turisti. Anche se probabilmente nessuno la conosce veramente. Nessuno sa che il chiosco è in realtà la sua prigione…
Ecco che una mattina accade l’irreparabile. Per una bravata da parte di due ragazzini, la donna rimane incastrata nella porta di uscita, si sbilancia e cade rovinosamente a terra, portandosi dietro l’intera struttura.
Tutto il suo mondo va sottosopra! Ma quando, faticosamente, riesce a rimettersi in piedi, si accorge di un fatto inconsueto: il chiosco si è staccato da terra ed è diventato mobile. Ora Olga si può muovere e camminare insieme a lui!
Che novità eccitante! La donna è euforica e comincia a passeggiare, si avvia felice verso il parco, saluta i passanti attoniti, raggiunge il ponte dove c’è un altro imprevisto ad attenderla. Un altro “volo” che, apparentemente sfortunato, le dischiude invece una diversa via d’uscita, un viaggio, una rinascita, una seconda possibilità.
Un passaggio bellissimo, fiabesco, magico, che conduce Olga verso la libertà che chissà da quanto tempo anelava. Una seconda possibilità per lei e per il suo chiosco, anch’esso capace di trasformarsi e di adattarsi alla nuova vita che il destino ha in serbo per loro.
La storia di Olga incanta i bambini e desta in loro stupore: questa sua casetta ricca di tentazioni, la sua grossa figura colorata e cordiale, il viaggio fantastico che compie, i rivolgimenti, gli imprevisti, le illustrazioni accese e ricche di dettagli. Gli adulti sapranno leggere anche tanto altro e apprezzare le metafore esistenziali, la profondità di sguardo dell’autrice.
Dovete sapere che Il chiosco è anche un cortometraggio animato delizioso e premiato, realizzato da Anete Melece prima del libro, nel 2013. La storia di Olga è nata prima come immagini in movimento e poi come albo illustrato. E devo dire che entrambe le versioni sono squisite, lievi, intriganti. Ve le consiglio entrambe! Godetevele tutte e due con i vostri bambini.
Anete Melece ha dichiarato che “Il chiosco” è diretta espressione di un periodo della sua vita in cui si sentiva in trappola e bloccata da un lavoro da ufficio in cui non si sentiva libera di esprimersi. Avvertiva a quel tempo in modo acuto la voglia di “evadere”, di fuggire e di trovare una sua dimensione. E menomale che lo ha fatto, seguendo le sue aspirazioni, studiando e coltivando la sua creatività e il suo talento artistico. Buon per lei ma anche per tutti noi, che non vediamo l’ora di conoscere via via tutto il suo lavoro 🙂
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