Sempre più mi convinco del fatto che ai propri figli si possa (e debba) parlare di tutto. Parlarne con onestà e semplicità, stringendo loro la mano, guardandoli negli occhi, facendogli sentire la nostra presenza. Non negare, non dissimulare, non fingere, non sminuire. Tenere aperto il dialogo e sempre accesi i canali della comunicazione. Facile? No, per niente.
Quanti sono gli accadimenti scomodi, dolorosi, insensati, ingiusti che fanno parte della nostra esistenza e che vorremmo far sparire dalla faccia della terra? Quanti i turbamenti e le preoccupazioni che vorremmo evitare ai nostri bambini per proteggerli il più a lungo possibile? Sicuramente tanti, troppi.
Uno di questi è il capitolo guerra. Come spiegare o provare a dare un senso alle ricorrenti guerre, alle morti, all’odio?
In realtà credo che non ci sia nulla da SPIEGARE. Come si fa? Io credo che sia giusto semplicemente RACCONTARE, far conoscere, far sapere.
E un albo illustrato(picture book): un libro che usa parole, immagini e grafica per raccontare una storia. Non è semplicemente un libro che di qualità può essere parte e motore del racconto, può aiutarci a far vedere e a far conoscere. Può farci aprire gli occhi, accendere la mente e spalancare il cuore.
Oggi vi parlo di un albo così, che racconta la guerra attraverso la storia commovente di un papà e del suo bambino.
LA PICCOLA GRANDE GUERRA
scritto da Sebastiano Ruiz Mignone, illustrato da David Pintor, Lapis Edizioni, 2015
Età consigliata: dai 6 anni
“I bambini giocano a fare i soldati,
ma perché i soldati giocano a fare i bambini?” Karl Kraus
Citazione più calzante per introdurre il tema del libro non poteva essere scelta.
Atmosfera autunnale, paesaggio color d’ambra, foglioline rosse riempiono le pagine. Un bambino, anche lui con i capelli rosso tiziano, procede mollemente in sella a una bicicletta troppo grande per lui. Ha lo sguardo che punta lontano. Verso una casa con la porta aperta. La sua casa.
Non siamo ancora entrati nella storia vera e propria, tutto questo accade nelle pagine, altamente evocative, che precedono il titolo.
Ecco che il libro comincia. Siamo dentro l’abitazione. Il bambino sorride mentre vola fra le braccia del papà in bilico sulla poltrona che dondola. Ha appena ricevuto in regalo una scatola di soldatini ed è felice. Forse anche il papà ha ricevuto un regalo: una cravatta con i pois che tiene appesa al braccio.
Dal testo capiamo che la scena è però un ricordo. Walter, il papà, è infatti partito per la guerra, è passato un anno da allora. Nelle successive pagine lo vediamo in trincea, nella sua tuta mimetica, pensieroso, con lo sguardo atterrito, in mezzo al fango e alla polvere. Con la sigaretta in bocca si appresta a eseguire gli ordini del tenente e ad attaccare.
Intanto, a casa, Andrea gioca con i soldatini e si prepara a lanciare una palla su di loro, per farli cadere come tanti birilli. Ma il papà si era raccomandato: “Non farne morire troppi”.
Walter ha gli occhi tristi, la cravatta con i pois sempre al collo e la mente affollata dai ricordi del figlio e della moglie. Invischiato in questa sporca guerra, pensa con amarezza che il prossimo Natale non potrà trascorrerlo con la sua famiglia.
Nella mente di Walter il paesaggio del campo si mescola con l’immagine del figlio che va in bicicletta, che legge, che gioca a palla con i soldatini. I ricordi lo assalgono. Finché esplode una bomba ed è solo, completamente solo, fra i colpi e il rumore delle mitragliatrici.
Anche Andrea è solo, a casa, e sta per abbattere l’ultimo soldatino, quello che assomiglia tanto al suo papà… Ma con un tuffo disperato riesce ad afferrarlo prima che la palla-bomba lo colpisca. Il soldatino torna al sicuro nella sua trincea.
Dall’altra parte del mondo anche suo padre ha trovato miracolosamente il modo di mettersi in salvo.
C’è ancora una speranza per loro. Sono vicinissimi nonostante tutto.
Andrea ha salvato il suo papà. I bambini possono salvare i loro padri. E farli tornare a casa.
Ringrazio Paola, la libraia della Nuova Libreria Olimpico di Roma, per avermi consigliato questo albo toccante, elegante e malinconico.
Le tavole di David Pintor sono potenti, pervase dalla luce e dai chiaroscuri, legate tra loro da costanti abbinamenti cromatici: il rosso, il giallo ocra, il verde, il marrone. Sono questi i colori che ritroviamo nelle pagine e che amplificano gli stati d’animo dei protagonisti. A volte cupi, a volte inquieti, a volte speranzosi.
Per questa festa del papà un pensiero va anche a tutti i papà che sono in trincea, o che lo sono stati, e che non vedono l’ora di riabbracciare i loro bambini.
“La piccola grande guerra” ha vinto il Premio speciale della giuria Andersen 2015