Di libri sulla lettura ad alta voce e sull’importanza di leggere ai bambini sin dai primi mesi di vita cominciano ad essercene diversi. A casa mia ne conto una quindicina (l’argomento mi interessa!) ma sugli scaffali di librerie e biblioteche ce ne sono molti di più.
Vorrei presentarveli un po’ alla volta e sottolineare le caratteristiche principali di ognuno, in modo che possiate decidere quali rispondono maggiormente alle vostre necessità.
Un volume pubblicato di recente, che ha il suo focus nella definizione degli autori e dei libri per bambini più significativi del Novecento, è “Ne ho vedute tante da raccontar“, scritto da Grazia Gotti e pubblicato da Giunti nella Collana Album d’Infanzia.
Ne ho vedute tante da raccontar
Crescere con i libri
Nelle prime pagine si legge: “I libri di grandi autori per i più piccoli sono stati, al pari dei testi di pedagogia, fonte di sapere e di riflessione, sguardi sull’infanzia che hanno arricchito la mia prospettiva“.
Alla luce di questa considerazione, l’autrice sceglie di rivisitare il Novecento pensando ai primi 6 anni di vita del bambino e individua gli autori e illustratori che ogni giovane lettore dovrebbe conoscere.
La prospettiva con cui decide di raccontare i maestri della letteratura per l’infanzia è quella sì di studiosa e professionista (Grazia Gotti è la co-fondatrice della Libreria per ragazzi Giannino Stoppani e dell’Accademia Drosselmeier, scuola per librai e giocattolai, oltre che scrittrice e curatrice di numerose mostre dedicate ai libri per bambini) ma soprattutto di mamma che ricorda con emozione il tempo trascorso a leggere i libri con le figure al suo Bernardo. Un periodo sereno, “facile”, prima dell’ingresso a scuola del figlio e della successiva scoperta della dislessia, con tutte le difficoltà che ha comportato.
Il primo libro
Il primo incontro del cucciolo (come ama definirlo l’autrice) con i libri è avvenuto al quinto mese di vita del bambino, con un albetto di stoffa di Pina, la popolare topolina creata da Lucy Cousins. Con uno scritto diretto e confidenziale, Grazia Gotti ci racconta perché amava lo stile della Cousins e ci presenta alcune sue note biografiche, facendocela sentire più vicina.
Prosegue via via di questo passo, mantenendo uno sguardo intimo e affezionato nei confronti dei vari autori, testi e personaggi citati: da Spotty a Babar, da Ortone a Elmer, e ancora Peter Coniglio, Pik Badaluk, Max e tanti tanti altri.
Nel riportare titoli e protagonisti indimenticabili, si sofferma anche sulle caratteristiche fisiche dei libri amati, sul loro lato innovativo e distintivo, sulle qualità oggettive che li hanno resi grandi classici.
Un viaggio nel tempo
Andando indietro e avanti nel tempo (con raffronti all’editoria per ragazzi di oggi), l’autrice sottolinea anche l’incidenza che il linguaggio televisivo e cinematografico, la cultura popolare, hanno avuto e continuano ad avere (insieme ai new media) sull’immaginario dei bambini. Non lo fa criticandolo tout court, bensì rilevando interessanti incroci e contaminazioni, mettendo in evidenza i prodotti di animazione più riusciti e intelligenti.
Il testo è suddiviso in capitoli di poche pagine che scorrono limpidi e aiutano a inquadrare bene contesti storici e vite. Qua e là Grazia Gotti ci apre spiragli su avvenimenti ed esperienze per molti di noi off limits, vissute grazie al suo essere “addetta al settore”: incontri speciali con celebri autori, partecipazione a eventi importanti, dietro le quinte curiosi.
E se da un lato lo spirito dei classici e delle fiabeuna forma antichissima di narrazione che ha origine da racconti orali che nascevano da esperienze popolari e da avvenimenti considerati riverbera chiaro e forte fino a noi, la scrittrice non nasconde una certa malinconia e nostalgia per le grandi opere del passato: “Sento che abbiamo perduto la forza della singolarità, della bizzarria, dell’inaspettato”.
Ma anziché rimanere sotto l’ala protettiva della tradizione, sceglie di aprire le porte al presente e di farci i conti con coraggio: “Fra tante pagine lette con disaffezione, a volte con fastidio, ho cercato di accogliere con cuore aperto ciò che risuonava […] A decidere sarà il Giudice Tempo“.
Gli ultimi capitoli del viaggio sono dunque dedicati agli autori contemporanei a suo avviso più promettenti (fra gli altri Oliver Jeffers, Jon Klassen, Laurent Moreau, Xavier Deneux) e alle realtà editoriali italiane più ambiziose (Topipittori, Zoolibri, Minibombo, Orecchio Acerbo, Fatatrac).
Questa parte finale dedicata ai nostri giorni ha un peso minore nel libro e un po’ mi è dispiaciuto, visto che con gli albi illustrati(picture book): un libro che usa parole, immagini e grafica per raccontare una storia. Non è semplicemente un libro che di oggi io e mia figlia trascorriamo molto del nostro tempo. Mi sarebbe piaciuto viaggiare a bassa velocità anche nei territori ostici del presente. Ma questo, forse, sarà argomento di un prossimo saggio, dedicato ai “nuovi classici” della letteratura per l’infanzia.
- Vi lascio il link del sito dedicato al libro “Ne ho vedute tante da raccontar“
- E vi invito a leggere la bellissima idea che Grazia Gotti ha avuto dopo aver letto questa mia recensione: https://nehovedutetantedaraccontar.it/2015/05/i-libri-per-ragazzi-e-la-rete/