Qualche mese fa, durante un incontro di promozione del Programma Nati per leggere, ho proposto ad un gruppo di adulti la lettura di “Oltre l’albero…” di Mandana Sadat, per introdurre in modo suggestivo il tema del valore della lettura, della narrazione, nel rapporto tra grandi e piccini.
Sicura di scendere in pista con un cavallo vincente, sono rimasta a dir poco spiazzata dalla reazione di molti dei miei interlocutori:
“Non ho capito questo libro; non mi è proprio piaciuto!”
“Non lo leggerei mai ad un bambino!”
“Lo trovo inquietante!”
Reazioni istintive, dure, infastidite, che mi chiedevano di dare giustificazione ad una scelta che io avevo assunto come autoevidente.
Cito questo episodio perché mi ha consentito di approfondire il mio rapporto con questo albo, che amo moltissimo, e mi permette oggi di scriverne con sguardo più consapevole. Consapevole anzitutto della sua potenza e complessità. Quando abbiamo tra le mani un’opera di questo tipo, offrirla richiede molta cura e attenzione.
Oltre l’albero… e la vecchia signora vestita di nero
Come racconta la stessa Mandana Sadat “Oltre l’albero…” (De l’autre côté de l’arbre) è nato come esercitazione, la sua prima esercitazione per la creazione di una storia illustrata, compito affidatole quando era una giovane studentessa d’Accademia.
Dato alle stampe per la prima volta nel 1997 in Francia, è giunto al pubblico italiano nel 2004 per cura dell’editore Artebambini.
“Is almost a wordless book“, dice ancora la Sadat, un libro quasi senza paroleAlbo illustrato senza parole (detto anche silent book e wordless picturebook): albo illustrato senza testo, in cui la narrazione è; troviamo infatti un’unica frase in tutto il testo: “C’era una volta…”. Arriva come una formula magica pronunciata da una vecchia signora vestita di nero; è proprio questa la figura che “spacca” il pubblico. Una strega, come spesso viene definita, torva, inquietante, che spaventa e che porta a pronunciare la nota frase “non è per bambini”. Questa però è la stessa figura che ci si presenta in copertina(o prima di copertina): la facciata di presentazione del libro, in cui compare un’illustrazione, il titolo e generalmente il nome, con fattezze decisamente rassicuranti. In effetti non facciamo subito il collegamento tra le due figure, non riconosciamo l’una nell’altra di primo acchito.
Il personaggio che fa da contraltare alla vecchia signora è una bimba, il suo opposto, il suo altro. La vediamo sbucare da dietro un tronco d’albero. Ha due bizzarri codini ai lati della testa, sembra un folletto, un animaletto silvestre. Se ne va zompettando spensierata e leggera per il bosco.
La sua passeggiata prosegue fino a quando giunge ai piedi di una collina sulla cui cima sta una casetta dalle finestre illuminate. Il giallo che vediamo provenire dall’interno della casa è la prima nota cromatica del testo. Il modo in cui sono usati i colori è cruciale in questo lavoro. Fino a qui la storia è stata narrata attraverso il nero di un carboncino sul fondo ocra delle pagine. Poiché la curiosità è femmina ed è bambina, ecco che nel balzo di una sola apertura vediamo la nostra piccola protagonista in cima alla collina col naso appiccicato al vetro della finestra.
Noi vediamo con lei, molto da vicino, l’interno della casa: una strana figura umana, lignea; un volto segnato da solchi, gli occhi chiusi, gonfi e cerchiati sembrano i nodi di una corteccia; il naso adunco; la schiena curva; due mani intrecciate, le unghie bianche sono affilate, le dita secche e rigide. Una doppia pagina molto piena e impattante visivamente. Qui il colore (su toni che dal giallo vanno al marrone) ed un nuovo tratto grafico segnano uno stacco netto con quanto precede, quasi entrassimo in una dimensione altra.
Comprensibilmente la nostra bimba si atterrisce, scappa giù per la collina e cerca rifugio dietro un albero. Presto però la strana figura si ripresenta, con una veste nera col cappuccio; è uscita di casa e scende rapida il pendio. Questa volta si adegua al contesto stilistico e cromatico delle illustrazioni del “fuori”. Sta cercando la bimba curiosa? La troverà? E poi?
La magia del C’era una volta…
Ma accade qualcosa di inaspettato. La vecchia signora si siede dalla parte opposta del tronco dietro cui sta rannicchiata la bimba tremante e pronuncia il suo incantesimo, disegnandolo nell’aria: “C’era una volta…”.
La magia accade. Dalla sua bocca esce un drago, vero, tangibile; ha i colori che aveva la donna dentro la casa, con l’aggiunta di un simpatico muso lilla, e due antenne verdi, come denti e artigli.
Il drago accoglie la bimba, ora dimentica di tutti i suoi timori, la fa salire sulla sua groppa, la fa giocare e riporta sul suo viso la gioia che le spetta. Il gioco dura il tempo del racconto della donna; quando viene nuovamente richiamato tra le sue labbra, il drago si congeda elegantemente dalla piccola ospite, lasciandole in dono una nuova pace e una nuova relazione. E il dono è sia per la bambina sia per la vecchia signora; le due ora siedono dalla stessa parte dell’albero.
Questo libro non è fatto per una lettura veloce, calata dall’alto. Chiede la calma di un percorso, di una distanza da accorciare piano piano. Poi viene a prenderti là dove sei. Ti trova, ti getta un ponte, ti accoglie. E torna la pace.
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