Da quando sono diventata mamma, mi sento più vicina ai bambini. Quello che voglio dire, è che sono diventata più brava a “trattare” con loro, ad ascoltare veramente le loro richieste, a rispettare il loro sentire e a non ignorare i loro bisogni.
Mia figlia mi ha insegnato ad essere più attenta, disponibile, empatica. E questa nuova “sensibilità” mi è stata di enorme aiuto nell’affrontare certe fasi critiche della sua crescita, a viverle con consapevolezza e a cercare di comportarmi nel modo più giusto in quel momento.
Se i bambini hanno paura di essere abbandonati…
Una di queste fasi critiche è stata sicuramente quella delle prime separazioni da mamma. Niente di troppo brusco o traumatico, perché non dovevo allontanarmi da lei per 8 ore al giorno, ma comunque molto importante, perché ha portato sostanziali cambiamenti alla nostra routine a due.
Quando aveva circa 7-8 mesi di età, Ilaria ha cominciato a rimanere dalla nonna da sola, a dormire nel suo lettino in camera, a prendere il mio latte con minore frequenza, a sentire frasi del tipo: “Ciao amore, oggi la mamma deve uscire per qualche ora, ci vediamo più tardi“.
Quant’è stata dura all’inizio! Non volevo assolutamente che avesse paura di essere abbandonata. E per evitarle ansie e preoccupazioni ho cercato di parlarle sempre con sincerità, di raccontarle le cose belle che avrebbe fatto con la nonna o con gli amichetti dell’asilo, di essere affettuosa e serena. L’ho consolata con dolcezza quando piangeva, mostrandomi però ferma e coerente. Non sono mai sparita all’improvviso, per intenderci, né le ho raccontato bugie della serie: “Torno subito“. Semmai, le ho detto: “Torno presto, non appena avrai finito la merenda”. Ah, e non dimenticavo mai di ricordarle: “Mamma ti ama e ti pensa sempre, anche se non è vicino a te“.
Credo di aver agito bene, ma col senno di poi so che avrei potuto fare molto di più. Pensare a qualcosa di più incisivo, che le rimanesse impresso. Se avessi letto i libri che sto per raccontarvi, per esempio, avrei trovato senz’altro qualche idea più efficace per confortarla.
Ti amo ogni giorno
Malika Doray, traduzione di Rita Dalla Rosa, Terre di Mezzo, 2015
Età di lettura consigliata: dai 2-3 anni
Piccolo amore mio,
ti amo
ogni giorno.
Anche quando parto,
perché da te
sempre ritorno.
La mamma è in partenza, deve assentarsi per diversi giorni da casa. Come rassicurare il suo piccolino? Come aiutarlo ad accettare la sua lontananza?
Ma è semplice! Inventandosi un gioco: la raccolta dei sassolini!
Ogni sasso corrisponde a un giorno senza di lei. Via via che i giorni passano, i sassi diminuiscono e il tempo dell’attesa si accorcia. Quando saranno finiti, la mamma varcherà la porta di casa!
Un gioco semplice, ma anche un gesto concreto, che crea complicità con il genitore e permette al bambino di quantificare perfettamente il tempo della separazione. Un sassolino alla volta, il bimbo fa il conto alla rovescia per rivedere la mamma e sa cosa aspettarsi. Nessuna sorpresa. Nessuna menzogna.
La mamma non nega il dispiacere che potrà affiorare di tanto in tanto. Anzi, lei stessa lo prova. Le manca tantissimo il suo bimbo! Ma quello che deve fare è rasserenare il suo cucciolo, farlo sentire amato, suggerirgli delle idee per non abbandonarsi alla tristezza e “trasformarla” in qualcosa di positivo: potresti fare un bel disegno per mamma. E poi le giornate passeranno allegre insieme al papà!
Provo una sincera ammirazione per Malika Doray, autrice francese dallo sguardo acuto e puntuale sulla prima infanzia. Riesce a comunicare le emozioni dei più piccoli con gentilezza, tatto, intensità di visione. Il suo segno è molto caratterizzato, essenziale, ironico e fortemente comunicativo. Una volta che lo si incontra, non si scorda più.
L’albo, da leggere in verticale come un calendario (scelta non casuale!), si poggia su brevi testi in rima, dolci, confidenziali e su simpatici disegni dal bordo nero e deciso. Pochissimi i colori. Il resto è spazio bianco, respiro, pensiero che va, tempo per commuoversi.
****** Cliccate qui per leggere le prime pagine del libro.
Pronto, mamma?
Alice Horn, Jöelle Tourlonias, Traduzione di Andreina Speciale, Il Castoro, 2015
Età di lettura consigliata: dai 3-4 anni
La bambina protagonista, che aspetta impaziente il rientro della mamma, è già grandicella. Con lei si può scherzare e giocare su un altro piano.
Pronto mamma, quando vieni a casa?
La conversazione fra mamma e figlia avviene interamente al telefono. La mamma è in ufficio e, alla cornetta, dà risposte divertenti e fantasiose. Ma non vuole prenderla in giro o mentirle! E’ chiaro che si tratta di un gioco, un gioco che richiede la partecipazione attiva della bambina.
Mi arrampico su una scaletta,
salto su una nuvola e volo da te.
Ma le nuvole non hanno mica le scale, non sono come i camion dei pompieri!, la corregge la bambina divertita. Allora la donna, prontamente, si aggancia alla risposta per continuare a sorprenderla e proporle un’altra soluzione “impossibile”:
Allora prendo il camion dei pompieri e guido fino a casa a vele spiegate!
Ma i camion non sono barche… le ricorda svelta la bambina.
E avanti così, botta e risposta, sul filo della fantasia e della complicità, tra sottomarini, scope volanti, slitte che scivolano sulla neve.
La telefonata si trasforma nel viaggio immaginario tra cielo, terra e mare compiuto da una mamma avventurosa che le inventa tutte, e non ha paura di niente, pur di ritornare presto a casa dalla figlia.
E intanto il tempo fila via veloce, i minuti corrono, e la ragazzina nemmeno si accorge che… la mamma ha appena parcheggiato la macchina di fronte casa!
Accompagnata dalla sua voce e con la mente impegnata a immaginare le sue gesta eroiche, la bambina sente la sua mamma più vicina che mai.
Molto meglio che starsene in silenzio, con il broncio, a fissare le lancette dell’orologio, no?
Vita SEGRETA delle mamme
Beatrice Masini, Alina Marais, Edizioni Arka, 2008
Età di lettura consigliata: dai 5 anni
La mamma ti lascia a scuola e poi se ne va. Ma dove va e che fa per tutto quel tempo?
È chiaro che deve avere una vita segreta. Ogni mamma ce l’ha. Una vita avventurosa, in cui combatte contro i draghi, sfida gli extraterrestri, si trasforma in angelo custode o in acrobata del circo.
Poco importa che si tratti di colleghi di lavoro, acari da annientare, pazienti da accudire o pentole da mettere sul fuoco… le mamme hanno faccende importanti da sbrigare, per questo non possono stare sempre con i loro piccoli, e sono bravissime, coraggiose e invincibili. Così almeno se le immaginano i figli.
Basato interamente sull’ironia e sull’uso della metafora, questo divertente albo dà voce ai pensieri dei bambini e delinea tanti ritratti di mamme alle prese con i salti mortali di tutti i giorni. Anche se loro si considerano “solo” mamme, i loro bambini sanno che in realtà sono molto di più, hanno poteri magici e riescono a vincere ogni sfida, fuori o dentro le mura domestiche.
Un libro che fa sorridere i bambini e fa sentire meglio anche noi mamme.
Un classico che racconta la paura di rimanere senza mamma:
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