Ho letto un libro davvero divertente che ha allietato un lungo viaggio in auto e volevo cavarmela con un: Pippini è molto carina, compratela!
In alternativa, la seconda ipotesi per questo pezzo, prevedeva una probabilmente noiosa introduzione sui wimmelbuch, la loro diffusione e origine e originalità. Dopo aver giudicato entrambe le alternative impraticabili (e poi Francesca ha già parlato dei wimmelbuch un po’ di tempo fa in questo post che consiglio di recuperare), ho trovato la soluzione migliore, che è anche la più bella e la più esatta: mi accingo dunque a presentare Pippini in compagnia dell’autore nonché illustratore Giovanni Colaneri, che ringrazio tanto per la disponibilità e per avermi aperto una porticina sul suo entusiasmo.
Pippini è un wimmelbuch gioioso e coloratissimo, sfogliarne le pagine mi dà lo stesso piacere di quando osservo le illustrazioni di Richard Scarry, ma prendete questa impressione per contingente e personalissima perché i due stili sono alquanto diversi; è piuttosto la scoperta del dettaglio, la scoperta e ri-scoperta a ogni sguardo – è la pagina a rinnovarsi ogni volta o i miei occhi? e da quali particolari vengono attratti e perché?
Wimmelbuch è un termine tedesco, non abbiamo neppure una traduzione in italiano che soddisfi, diciamo wimmelbuch e ci piace così, fa parte del gioco: un silent bookAlbo illustrato senza parole (detto anche silent book e wordless picturebook): albo illustrato senza testo, in cui la narrazione è densamente illustrato e ricco di particolari, scrive sul sito Corraini, il distributore. E l’editore? data la provenienza nordeuropea dei wimmelbuch, l’editore più adatto è di certo uno abituato a certe latitudini, che ha la sua sede a Berlino, ovvero RAUM Italic.
L’affare si fa ancora più interessante e divertente se si mescola il carattere nordico del genere a quello più latino dell’ambientazione – di una storia che ha per protagonista un’ape di nome appunto Pippini. La città nella quale si trova a gironzolare Pippini è in parte inventata, ma l’autore confessa di aver preso spunto dalla sua, Napoli; ma anche dai luoghi che più gli piaceva disegnare in quel momento o comunque luoghi con cui ha un legame particolare: «I napoletani che hanno letto Pippini se ne sono accorti subito, accidenti, però mi ha fatto piacere. Vuol dire che sono stati bravi osservatori.» (Giovanni Colaneri)
Pippini
di Giovanni Colaneri, formatoindica la grandezza, la dimensione del libro, quanto misura da chiuso. 21 x 29,7 cm | 36 pagine, 2023 | prezzo 17 €, Raum Italic. Età di lettura consigliata: 4+
Pippini contiene anche una premessa importante su quanto le api siano evolute, laboriose, complesse, e a rischio. Se queste cose le sapete già, allora non avete bisogno di altre prove per convincervi che quella di Pippini sia una storia vera.
Questa premessa non va dimenticata, sembra introduca una fiabauna forma antichissima di narrazione che ha origine da racconti orali che nascevano da esperienze popolari e da avvenimenti considerati ma secondo me introduce lo stupore col quale l’autore si guarda intorno, la sua attenzione verso fatiche e connessioni quasi invisibili. A tal proposito ho chiesto a Giovanni Colaneri se saprebbe riconoscere una scintilla iniziale dalla quale è nato questo lavoro – forse un aneddoto, un interesse scientifico, una visione ambientalista, la passione per i wimmelbuch etc: «Io partirei ancora prima della scintilla, da quel momento che la precede: un attimo carico di energia, un po’ casuale e un po’ no, che la fa scoccare. È in quel momento che nella mia testa succede di tutto anche se il lasso temporale effettivo è di pochi secondi. Nel caso di Pippini lo dichiaro espressamente nel colophon: è una storia vera. Sì perché Pippini è davvero un’ape che ho visto svolazzare sui fiori del mio balcone per qualche secondo e questo piccolo esserino mi aveva messo così tanta felicità che ho pensato subito che dovevo farci un libro. Così è stato, è partita la scintilla che ha acceso il motore del mio treno. Così sono partito, mi sono messo al lavoro da subito, perché in quell’attimo di cui parlavo prima, quello che precede la scintilla, la storia c’era già, pronta per essere illustrata. Le ho dato un nome, le ho fatto fare un lungo giro in città e poi l’ho fatta tornare a casa sua.
C’è l’interesse scientifico, una visione ambientalista, la volontà di rappresentare l’inclusione sociale e una passione per i wimmelbuch: in Pippini c’è tutto questo e anche molto altro. Ad ogni modo, amo disegnare wimmelbuch perché mi diverto tantissimo. Ci metto tutto me stesso nella libertà più assoluta. Mi sento libero e mi fa stare bene. Mi piace rappresentare luoghi che non esistono o forse sì, con tanti personaggi di ogni forma e colore sia perché il mondo reale è fatto così se uno ci fa caso ma anche perché il lettore possa avere massima libertà di lettura e interpretazione, oltre che rivedersi-immedesimarsi in un personaggio piuttosto che un altro. Credo che questo sia fondamentale, crea un legame tra lettore e libro forte e di conseguenza con la lettura in sé. Cercare Pippini è solo un pretesto ovviamente, non è l’unico fine. Ma questo i bambini e le bambine lo sanno benissimo.»
L’ultima pagina, sulle apine operose nella loro casa, mi fa venire in mente Siamo fatti così, la serie animata per bambini sul corpo umano.
«Forse quella è la tavola meno scientifica e più filosofica, è una descrizione del mondo di Pippini con una dinamica sociale molto più simile a quella umana piuttosto che quella delle api. Con un po’ di satira, un po’ di verità, un po’ di senso dell’umorismo. Per esempio, la vespa Veronika non è Virus di Siamo fatti così, che verrebbe eliminato dagli anticorpi, ma è accettata: una cosa impossibile nella realtà che però in Pippini esiste e ci fa porre delle domande oppure ci fa ridere e basta.» (Giovanni Colaneri)
Dopo aver letto queste risposte trovo quasi ovvio che nella sua bibliografia compaiano anche libri come Dove sei, piccolo Giulio? e Che cos’è una sindrome? (ed. Uovonero).
Domanda tecnica: con cosa disegna Giovanni Colaneri, coi pantoni?
«Sì, utilizzo i pantoni Promarker ma anche pennarelli a base d’acqua o pennarelli a base d’alcool di sottomarca, che sono quelli che preferisco. Non mancano le matite, i pastelli e gli acquerelli. Ho un amore indissolubile per la carta e gli inchiostri. Poi scansiono il disegno e in digitale aggiungo qualcosa, tolgo un pelucchio, faccio brillare meglio i colori. Diventa digitale per poter tornare sfogliabile sulla carta.»
Il digitale è anche un tema dell’albo, mi pare, almeno una presenza, un digitale quotidiano che rende Pippini a tutti gli effetti contemporaneo: in un paio di tavole molti visitatori di un museo osservano grandi sculture e opere con le mani verso il soffitto e tra le mani uno smartphone.
Il percorso è dunque inverso rispetto a queste illustrazioni: lì le sculture, già pronte per essere viste a brevissima distanza, attraversano invece uno schermo, quasi come se in questo modo acquistassero maggiore attrattiva (ci sarebbe molto altro da dire su esperienza, condivisione, rappresentazione, bellezza etc.).
Pippini è un libro, un gioco e un viaggio. Tra i personaggi da cercare e seguire, oltre all’apina, ci sono altri animali che lo rendono quasi un libro scientifico(o di divulgazione): libro per sapere, che ha lo scopo di aumentare le conoscenze, introdurre concetti e scoprire la realtà., per esempio Colombo il bombo e Tosca la mosca. Il fatto più curioso è l’accostamento di personalità come uno zar, Nicolai J. (ma è uno zar finto) e un robot , c’è anche un’imprenditrice e un uovo. E c’è, tra i personaggi, lo stesso Giovanni, l’autore e illustratore di Pippini: eccolo in piedi che ci saluta, e lui ha la penna in mano, non lo smartphone. Ciao, grazie, alla prossima!
- Design creativo
- Progettati per rendere il prodotto durevole nel tempo
- Prodotti di ottima qualità
- Materiali ad ottime prestazioni
- Prodotti ed accessori progettati per soddisfare tutte le esigenze