Sì viaggiare, ma senza lagnarsi e mantenendo viva la capacità di “sentire”

“Quanto è piccolo il mondo” ci racconta che il viaggio, metafora privilegiata per intendere la vita, non è fatto per essere comodo e privo di rischi ma acquista il suo senso solo se manteniamo alta la nostra capacità di “sentire”. Se ci proteggiamo dalle sensazioni, quand’anche fastidiose o dolorose, finiremo per non sentire neanche quelle più dolci. E in definitiva, se non possiamo “nemmeno accorgerci della differenza... che gusto c’è a viaggiare così?”.

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Alti, forti e possenti, tanto grandi da poter attraversare il globo con una semplice passeggiata: sono i giganti! Sono così enormi che noi da quaggiù non riusciamo nemmeno a vederli in viso.

Dal loro punto di vista il nostro mondo è proprio piccolissimo; ma non è solo piccolo, è anche scomodo e pieno di fastidiosi inciampi, soprattutto se per attraversarlo si è costretti a muoversi a piedi nudi.

È così che se ne va in giro per la Terra il protagonista di “Quanto è piccolo il mondo”, di Angelo Mozzillo e Ilaria Perversi, pubblicato da Verbavolant alla fine del 2019.

Quanto è piccolo il mondo

Un gigante ci racconta in prima persona i disagi che gli tocca affrontare viaggiando di paese in paese sui suoi enormi piedoni scalzi. Le sue grosse estremità inferiori sono proprio ciò che lo cruccia di più: “c’è una cosa che proprio non mi va dell’essere un gigante… i nostri grossi, GROSSI PIEDONI!”.

Sì, perché quando si hanno queste dimensioni è davvero problematico capire come muoversi e dove mettere i piedi senza fare danno a sé o ad altri. Si fa un passo e un piede poggia sopra un rovente gyser islandese; un altro passo e si rischia il congelamento delle grosse dita affondate in un lago in Finlandia; mentre un piede si bagna in un canale di Venezia l’altro rischia intanto di schiacciare un ciclista ad Amsterdam o di trafiggersi con la punta della Tour Eiffel. Non c’è proprio pace per un gigante che voglia semplicemente farsi un viaggetto. Che vitaccia!

Ecco però l’incontro che parrebbe risolutivo, quando un altro collega gigante gli fa scoprire l’esistenza delle scarpe! Sembra che il nostro amico possa finalmente dire addio ai suoi problemi: niente più scottature, geloni, punture e malanni di sorta.

Quanto è piccolo il mondo

Rinchiudere i propri piedoni in un paio di grossissime scarpe, ecco la soluzione!

Come non averci pensato prima?! Eppure, dopo qualche giretto di prova, il nostro gigante non sembra per nulla soddisfatto e decide di fare… marcia indietro. Si stava meglio quando si stava peggio? E se non ci si può più lamentare di nulla… che ci resta?

Tutti gli abitanti della Terra che incontriamo seguendo il gigante nel suo peregrinare sono animali: giraffe automobiliste, pellicani pattinatori, tartarughe turiste e topi vigili urbani. C’è anche un coccodrillo gondoliere!

Quanto è piccolo il mondo

Ci si perde nel divertimento di osservare queste buffe caricature. Solo i giganti ci assomigliano davvero e viene spontaneo identificarsi proprio in loro. Non saranno tanto grandi i nostri piedi ma la nostra capacità di lamentarci non ha nulla da invidiargli! Giganti in questo siamo soprattutto noi adulti, ahimè!

Questo libro sembra quasi mettere in guardia i bambini dal rischio che, assieme alla propria altezza, col tempo vedano crescere anche la propria tendenza a lagnarsi.

Le illustrazioni di Ilaria Perversi rendono un gran servizio alla narrazione di Angelo Mozzillo

Del gigante in questione, per la quasi totalità del racconto, vediamo solo i piedi e porzione delle gambe (almeno fino alla grande apertura finale) alle prese con ambienti vari e relative insidie. Col gigante compiamo grandi balzi in giro per il mondo trasportati in alcuni scenari incantevoli, per noi, e insidiosi, per lui… e che voglia di poggiare anche i nostri piedi sul suolo di qualche meravigliosa terra lontana!

Quanto è piccolo il mondo

Consigliato a partire dai 4 anni, “Quanto è piccolo il mondo” ci racconta che il viaggio, metafora privilegiata per intendere la vita, non è fatto per essere comodo e privo di rischi ma acquista il suo senso solo se manteniamo alta la nostra capacità di “sentire” quel che ci passa sotto ai piedi. Se ci proteggiamo dalle sensazioni, quand’anche fastidiose o dolorose, finiremo per non sentire neanche quelle più dolci. E in definitiva, se non possiamo “nemmeno accorgerci della differenza… che gusto c’è a viaggiare così?”.

Quanto è piccolo il mondo

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