Oggi seguo il consiglio di una persona saggia che qualche giorno fa, sentendomi pronunciare la seguente frase: “Ci sono tanti libri che vorrei presentare su milkbook ma il tempo a disposizione è sempre meno”, mi ha indicato la soluzione: “Parla solo dei capolavori!”.
VOCI NEL PARCO
Anthony Browne, traduzione di Sara Saorin, Camelozampa, 2017
E allora eccomi a raccontarvi questo gioiello scritto e illustrato da Anthony Browne nel 1998 che ha fatto il suo ingresso in Italia grazie alla lungimiranza di Camelozampa editore. Un albo illustrato(picture book): un libro che usa parole, immagini e grafica per raccontare una storia. Non è semplicemente un libro che costruito in maniera inedita e affascinante, che racconta un semplice avvenimento (una passeggiata al parco) attraverso lo sguardo, o meglio la voce, di quattro diversi personaggi che l’hanno vissuto: una mamma, suo figlio, un papà, la sua bambina. Quattro personalità differenti, quattro età, quattro modi opposti di stare al mondo, di vedere le cose e giudicarle. E di conseguenza quattro racconti lontanissimi l’uno dall’altro, che suggeriscono al lettore la complessità della natura umana, la sua ambivalenza e, in molti casi, la sua indecifrabilità.
Se aggiungiamo a questa premessa il fatto che le sbalorditive illustrazioni di Browne ritraggono gorilla e scimmie al posto di persone, e che ogni immagine cela messaggi, citazioni, allusioni, simboli e sottintesi che affiorano lettura dopo lettura, ogni volta una scoperta, allora potete forse comprendere il motivo per cui questo libro lascia a bocca aperta il lettore di ogni età.
Leggetelo con lentezza, entrando nella parte, vestendo i panni dei quattro protagonisti, assorbendo ogni particolare delle illustrazioni, dei caratteri tipografici, del lessico scelto. Dopo la prima lettura, ricominciate daccapo, e osservate meglio le immagini. Vi accorgerete che molti dettagli ve li eravate persi.
Fate raffronti ripercorrendo avanti e indietro le pagine e ritornate sui testi. Scoprirete significati talmente stratificati da arrivare a pensare che l’autore è un genio, un fine narratore della complessità umana, un regista acuto e visionario.
Mi soffermerò solo sulla prima voce di questa storia. Quella più stonata e insopportabile. La voce che appartiene a una mamma (gorilla) vestita di tutto punto, sofisticata, smorfiosa, che spende parole gentili per il suo cane di pura razza mentre è fredda, odiosa e distratta nei confronti di suo figlio.
Una figura cupa, negativa, giudicante, dall’aspetto ridicolo e meschino. L’autore sottolinea la sgradevolezza della donna inserendo nelle illustrazioni ombre, colori spenti, figure distorte. Il racconto della passeggiata al parco fatto da lei è velato di tristezza, solitudine, tensione. La sua ingombrante e oscura presenza contagia il paesaggio, portando inquietudine e malessere tutt’attorno.
Eppure, mentre lei se ne sta seduta rigida e impettita sulla panchina a rimuginare, qualcosa di piacevole accade in quel parco, lontano dai suoi occhi. Nasce un’amicizia tra due cani provenienti da mondi distanti; un bambino timido e una bambina allegra scambiano qualche parola e si mettono a giocare; un uomo sfiduciato riacquista un po’ di speranza.
Lei non si accorge di nulla, ma le voci degli altri protagonisti ci permettono di guardare oltre il suo limitato sguardo, di notare che la natura sa essere generosa con chi è buono e gentile e che i momenti felici possono arrivare, se si è aperti al prossimo, a dispetto di una madre opprimente dal cappello ingombrante.
Un libro sfaccettato e profondo, studiato e realizzato in maniera egregia, soppesando ogni dettaglio (persino lo stile della font cambia per esprimere visivamente i tratti salienti delle quattro personalità che raccontano la passeggiata). Un albo illustrato che considero un trattato di psicologia umana. Iniziate la ricerca e siate tenaci. Che io sappia è andato a ruba!