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Perdere il lavoro a 50 anni: la storia di un papà di oggi

Impara ad illustrare e creare fiabe e racconti per bambini. [ADV]

Ci sto provando gusto a navigare nel mare della narrativa per ragazzi. Fra classici e nuove uscite editoriali, mi avventuro in punta di piedi in questo territorio che merita di essere esplorato e conosciuto bene da noi adulti (genitori, educatori, maestri, “semplici” lettori), se vogliamo poi essere in grado di consigliare e proporre letture autonome di qualità ai giovani che ci stanno attorno.

Complice l’estate, che mi concede un po’ più di tempo per queste immersioni silenziose fra le pagine, da alcune settimane ai miei amati albi illustrati affianco alcuni libri rivolti a ragazzi. La maggior parte di essi li ho recuperati in biblioteca, altri sono novità che mi hanno incuriosito o che mi sono state suggerite. Pian piano ve le presenterò tutte (a proposito, eccone una che non potete lasciarvi sfuggire).

Il volo del riccio

Agnès de Lestrade, illustrazioni di Umberto Mischi, Biancoenero Edizioni, 2015

Il volo del riccio_copertinaConosco e ammiro il lavoro della casa editrice romana biancoenero, nata nel 2005 per “per avvicinare ai libri tutti i ragazzi, anche quelli che hanno difficoltà di lettura”. Un editore indipendente che cura un catalogo di narrativa selezionato e improntato su criteri di Alta Leggibilità, al fine di abbattere le barriere tipografiche nei libri e assicurarsi che i testi siano privi di ambiguità o complessità non giustificati.

Fra le novità estive 2015 di biancoenero, una in particolare ha lasciato il segno. Mi riferisco a “Il volo del riccio” della Collana Zoom (storie divertenti e attuali per catturare nuovi giovani lettori), scritto da un’autrice francese molto stimata anche in Italia grazie ad alcuni albi illustrati fiabeschi e dolci come “La grande fabbrica delle parole” e “Domani inventerò“, pubblicati con largo consenso da Terre di Mezzo Editore.

Se finora nei suoi picture books Agnès de Lestrade ci aveva abituati a trame poetiche e a delicate metafore sulla vita e sui sentimenti, in questo snello racconto dalla lettura agevole cambia rotta e si immerge pienamente nel reale, prendendo spunto dalle difficoltà dei nostri tempi.

Perdere il lavoro a 50 anni

Eugenia, la bambina protagonista, ci racconta senza preamboli che suo padre ha perso il lavoro: “La fabbrica in cui lavorava ha chiuso e da un giorno all’altro lui si è ritrovato a spasso“.

Mentre lei va a scuola e la mamma al negozio di fiori, il padre rimane a casa. Nella scheda di classe Eugenia scriverà per la prima volta, in corrispondenza della voce “mestiere del papà”: disoccupato.

Com’è strano questo nuovo ritmo familiare… Eugenia fa fatica ad abituarsi, anche se all’inizio suo padre sembra aver reagito bene al cambiamento: aiuta in casa, si dedica a mille attività creative, ridipinge i mobili, li aggiusta, cucina fischiettando.

Ma col trascorrere dei giorni, quando i tentativi di ricollocarsi e trovare un nuovo lavoro falliscono uno dopo l’altro, il suo animo si incupisce e sopraggiungono la rabbia, la vergogna, la disperazione.

Mio padre ha 50 anni. È vero, per un papà non sono pochi e a scuola a volte lo scambiano per mio nonno. È per questo che sono figlia unica“, racconta Eugenia, che vede suo padre piangere per la prima volta, non rasarsi, non lavarsi, immusonirsi davanti alla tv.

Il racconto di Eugenia è lucido, asciutto e allo stesso tempo emozionato, teso, angosciato:

Nella mia testa è tutto buio, come quando spegni la luce […]”

“Ho avuto paura. Paura di non avere più una casa, soldi, un padre

Ormai si considerava un rifiuto e sembrava che facesse di tutto per diventarlo“.

Quante famiglie, oggi, si trovano in queste condizioni? Quanti uomini e donne, papà e mamme, bambini e ragazzi subiscono le conseguenze di una crisi che sembra non avere fine?
La paura di non farcela, il senso di impotenza, il silenzio che diventa opprimente…

Nelle pagine oneste e leggibili in un soffio di Agnès de Lestrade confluiscono le pene della nostra società. Ma l’autrice non ci lascia precipitare nel vuoto e ci invita a recuperare fiducia a cominciare dalle piccole cose.

Sarà la scuola a offrire al papà di Eugenia un’occasione di riscatto. Un concorso a cui partecipare per costruire insieme agli alunni un oggetto volante. La miccia per riaccendere passioni sopite. La spinta a risollevarsi, a rimettere in circolo le idee, a impegnarsi per realizzare qualcosa di bello.

Eugenia scoprirà lati sconosciuti del papà e sarà pronta a innamorarsi di lui un’altra volta.

Se il libro ti piace, puoi trovarlo qui:

Puoi leggere l’anteprima qui:

https://www.biancoeneroedizioni.it/wp-content/uploads/demo_pdf/Icap_Voloriccio.pdf

 

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