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Una notte, un bambino e un orsetto in cerca della sua mamma

È sera. C’è un bambino nel suo letto, la testa affondata nel cuscino, le coperte azzurre rimboccate, l’orsetto di peluche accanto a lui. Dovrebbe già dormire e invece:

Mamma…?, chiama.

-Ma come? Sei ancora sveglio?-, risponde lei, che forse è entrata nella stanza proprio per assicurarsi che il suo bambino stia dormendo.

Ma non dorme affatto ed anzi ha gli occhietti vispi e tanta voglia di parlare. Capita che i bambini si lascino andare ad inattesi e concitati racconti proprio sul limite ultimo della giornata; quando il corpo si placa e intorno si fa silenzio, i pensieri prendono forma e hanno finalmente occasione di fluire. È anche un estremo, più o meno consapevole, tentativo di respingere il sonno e posticipare il distacco dalle persone amate. In fondo, chi può garantire che le ritroveremo al nostro risveglio? Ed è proprio di questo timore che qui si parla.

Sai, ieri sera, inizia il bambino, ho ricevuto una visita speciale.

La mamma segue pazientemente il racconto, punteggiandolo con delle domande del tutto prive di ironia, ma che al contrario paiono voler in qualche modo sostenere la narrazione:

chi è venuto in visita, un bambino o una bambina?

Nessuno dei due; un orso, piuttosto, un cucciolo di orso della notte.

Chissà perché è venuto a trovarti così tardi? Forse gli orsi della notte giocano quando è buio?

Non trovava la sua mamma. Si è svegliato e lei non era con lui e allora si è messo a cercarla.

L’ospite si chiama Yorukuma (letteralmente orso notturno, dal giapponese orso-kuma e notte-yoru), un dolcissimo orsetto dal pelo viola, con il musetto giallo e una luminosa mezzaluna sul petto.

Chissà dove [era] andata la sua mamma senza di lui? Bisognava proprio aiutarlo a ritrovarla.

Una notte

di Komako Sakai, traduzione di Roberta Tiberi, 32 pagine, Kira Kira edizioni 2021, euro 15,00. Età di lettura consigliata: dai 3 anni.

Inizia così la storia di Una notte, la “decima stellina” di Kira Kira che brilla nel catalogo della casa editrice con la passione per il Giappone da settembre 2021. Pubblicato per la prima volta nel 1999 sulle pagine di MOE, storica rivista giapponese di letteratura e illustrazione per l’infanzia, pubblicato in volume dall’editore KAISEI-SHA nello stesso anno, è il secondo albo di un’allora esordiente Komako Sakai, divenuto poi un vero e proprio long seller in terra nipponica.

Se ormai identifichiamo e amiamo Komako Sakai per opere come Giorno di neve (Babalibri 2008), Anna si sveglia (Babalibri 2013), Akiko e il palloncino (Babalibri 2014), potremmo stentare a riconoscerla quale autrice di questo albo. Nei suoi primi libri infatti l’artista non aveva ancora definito il suo segno grafico, divenuto poi celebre e assolutamente distintivo, e ciò rende forse ancora più interessante riscoprirli. Kira Kira nel 2019 aveva già pubblicato il primissimo albo illustrato della Sakai, La scatola magica, anch’esso molto diverso dai suoi lavori più maturi; due anni dopo, eccoci finalmente di fronte ad Una notte, una notte blu elettrico, in cui un orsetto ed un bambino, mano nella zampa, si avventurano alla ricerca di colei che sola può dar loro il conforto di cui hanno bisogno per abbandonarsi al buio

Il bambino, risoluto ad aiutare l’orsetto a trovare la sua mamma, esce di casa insieme a lui. L’interno domestico è di un giallo abbagliante, fuori dalla porta invece è tutto blu, la luce dei lampioni e della luna però rende la notte meno spaventosa. La città è deserta e i due protagonisti ne attraversano le strade passando per tutti i luoghi che legano Yorukuma a mamma Orso: il negozio dove di solito lei acquista il suo miele preferito, il parco giochi dove sono soliti giocare insieme, la loro stessa tana, perché nel frattempo potrebbe essere già rincasata. Ogni sforzo è però infruttuoso. Yorukuma non riesce a trattenere la sua disperazione, la mamma non si trova e lui scoppia in pianto versando lacrime nere nere, che fanno tutto scuro. Diventa sempre più buio e a questo punto la scena si trasforma.

Cambiano i colori, le inquadrature, cambia la voce narrante.

Siamo più o meno a metà del libro e tutto si tinge di nero; una tavola raffigura il bambino e l’orsacchiotto dalle spalle in giù, come se su di loro stesse calando un sipario, il sipario forse di due palpebre bambine che si stanno finalmente lasciando andare al sonno. Per il tempo di una pagina, il nero diventa totale, non si vede più nulla, fino a che la luce bianca di una stella cadente irrompe sulla scena; è così che si annuncia l’arrivo di mamma Orso. È lei a prendere ora l’iniziativa e, al contempo, la parola; i due piccoli amici non sono riusciti a trovarla ma lei trova loro, pescandoli, letteralmente, nel mare oscuro del senso di abbandono. Yorukuma quando vede la mamma è ancora in lacrime ed è pieno di recriminazione, dov’eri finita?, le dice agitato. E la risposta è semplice e inappuntabile: ero al lavoro. Possiamo ben immaginare che la mamma di un orso della notte sia anch’essa un animale notturno (ha anche lei una bella mezzaluna lucente sul petto) e sbrighi dunque le sue faccende nottetempo.

E così, tutti abbracciati, fanno ritorno a casa, cullati dalle parole della mamma, che è Orso nella dimensione onirica in cui il racconto ci ha trasportati, ed è di nuovo donna nell’ultima pagina, accanto al suo bambino finalmente addormentato. Si chiude così il cerchio tornando accanto allo stesso letto da cui eravamo partiti all’inizio, finendo nel sogno ciò che era iniziato con un racconto immaginario. 

Le illustrazioni di Una notte sono estremamente minimaliste, il tratto è veloce e leggero e non indugia in troppi dettagli. L’uso dei colori è di forte impatto, anzitutto per la scelta di una palette limitata; i pochi colori scelti, stesi prevalentemente in campiture nette, si avvicendano prendendo più o meno spazio a seconda del momento del racconto: blu e giallo/arancio nella prima parte, verde in quella centrale, poi viola e nero fino a tornare, dopo una penultima apertura decisamente più ricca dal punto di vista cromatico, al blu/azzurro dell’inizio, nella scena che ci riporta nella camera del bambino. Ad incorniciare ogni tavola c’è sempre un bordo nero, ad eccezione della bellissima doppia pagina che vede i due protagonisti passeggiare come funamboli sui cavi dell’alta tensione.

C’è un che di cinematografico in questo libro, le cornici nere di ogni pagina, l’uso delle luci, esplicito sin dalla copertina, e le inquadrature che tagliano lo sguardo e offrono prospettive non sempre frontali.

E a proposito di cinema, chiudo con una piccola curiosità rintracciata sul profilo Instagram di Kira Kira: questo libro è stato citato all’interno del film Le ricette della signora Toku di Naomi Kawase (tratto dal romanzo di Durian Sukegawa); all’interno di una biblioteca, un bimbo di circa tre anni si avvicina ad una ragazza e le chiede timidamente di leggere per lui; il libro che le porge è proprio Yoru Kuma (titolo originale di Una notte). La ragazza alla fine quel libro se lo porterà a casa, e sono pronta a scommettere che molti bambini (e soprattutto molte mamme), dopo averlo incontrato, desidereranno fare altrettanto.

RISPARMI 0,75 €
Una notte. Ediz. a colori
  • Sakai, Komako (Autore)
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