di Marianna De Stefano
La storica casa editrice londinese HarperCollins si prepara a festeggiare i sessant’anni dalla prima edizione delle avventure di Paddinton Bear il prossimo 13 ottobre 2018, invitando tutti i suoi appassionati lettori ad organizzare, ovunque, Paddington Book Day Parties. Sul sito dell’editore, infatti, è possibile scaricare gratuitamente un “pacchetto completo per le feste”, oltre a un consistente activities book, con tanti consigli, suggerimenti per prepararsi al meglio per l’imminente Celebration Day.
Insomma, una raccolta colorata ed interessante, per invitare, soprattutto i più giovani, ad organizzare piccole feste di quartiere, e che consiglierei di procurarsi anche ai bambini residenti oltre La Manica, per cogliere una divertente occasione per esercitare la lingua inglese, oltre che per approfondire le curiosità legate alle avventure di Paddington.
Quando tutto ebbe inizio…
Il celebre orsetto, infatti, è noto da tempo ben oltre i confini del suo Paese d’adozione. Frutto della penna di Michael Bond, autore prolifico e amatissimo in Inghilterra, ne pubblicò le prime avventure con il titolo A Bear Called Paddington nel 1958, tradotte in moltissime lingue, premiato con l’OBE (Ordine dell’Impero Britannico) nel 1997. L’autore ci lascia nel giugno dello scorso anno, dopo aver vissuto molto a lungo non lontano dalla stazione di Paddington, dove i suoi libri narrano sia stato trovato, per la prima volta, l’orsetto dai signori Brown.
In Italia, viene pubblicato per la prima volta da Mondadori, che ripropone, con una nuova edizione del 2014, le prime avventure di A Bear Called Paddington, corredate dalle illustrazioni originali di Peggy Fortnum, che per prima ci ha mostrato, in disegni in bianco e nero, nel 1958, le fattezze del simpatico orsacchiotto.
Per disegnare Paddington, Peggy Fortnum si reca molte volte in visita allo zoo di Londra, per osservare da vicino gli orsi malesi, ai quali, però, riesce a conferire le linee espressive del disegno umoristico.
Ho rispolverato questa edizione acquistata per mio figlio qualche anno fa, perché mi piace sempre conoscere dall’inizio un nuovo personaggio, anche se il buffo orsetto, per noi, non è un completo sconosciuto. Ci fa compagnia in camera da quando mio figlio è nato, arrivato direttamente da Londra, un dono speciale da parte di un’innamorata della metropoli inglese, insieme a queste parole: “gli ho portato Paddington, l’orsacchiotto simbolo di Londra!”.
Un orsetto simbolo di Londra
Del perché un orsetto con valigia, cappello e un montgomery blu fosse simbolicamente legato alla capitale britannica, insieme al Big Ben, Tower Bridge, i bus a due piani rossi e molti altri ancora, ne sono venuta a conoscenza parecchio dopo, leggendo, appunto, la sua storia. Questa è meravigliosa, delicatissima, ma allo stesso tempo molto divertente, ricca dello humor inglese che ne è parte integrante ed imprescindibile.
Diviso in otto capitoli, ai quali si aggiunge un POST SCRIPTUM dell’autore, L’orso Paddington, tradotto da Angela Ragusa per Mondadori, è un libro consigliato per lettori dai 6 anni in su, piacevolissimo da leggere ad alta voce, perché scritto in maniera semplice, precisa e scorrevole, come sottolinea in proposito il suo autore (“un libro è un libro”).
È un romanzo da leggere per conoscere le abitudini, il sentire di un popolo, che ama ancora riconoscersi nelle avventure del suo piccolo ospite, ma anche per apprendere della vita frenetica delle stazioni e dei posti più famosi di Londra, descritti attraverso lo sguardo innocente e stupefatto di un orso appena giunto, nella stazione della capitale da cui prenderà il nome, “dal misterioso Perù” (cit.), con il suo inseparabile e malconcio cappello e una valigia semivuota, che si riempirà a mano a mano con il procedere della nuova vita che lo aspetta.
Una storia di accoglienza, fiducia e integrazione
L’orso Paddington è una storia di accoglienza, innanzitutto, da parte di chi vive ed è completamente differente dallo spaurito piccolo orso, ma non per questo intende cambiarlo anche solo di un centimetro.
È il racconto, in queste prime avventure, di chi sa accogliere, perché vede lo smarrimento nei suoi penetranti occhi neri e decide che non c’è altra scelta, se non portarlo a casa con sé.
È anche una storia di sconfinata fiducia verso il prossimo, tutta racchiusa nella scritta sul cartellino che Paddington porta al collo: “per favore, abbiate cura di quest’orso” (please, take care of this bear).
Un libro che ci narra l’integrazione, perché i Brown, che incarnano la tipica famiglia inglese, alla quale le bizzarrie del piccolo orso avranno messo a dura prova il proverbiale “sangue freddo”, capiscono che anche “solo immaginare una vita senza Paddington” è diventato impossibile, dopo averlo conosciuto.
Insomma, L’orso Paddington si conferma, anche dopo sessant’anni dalla sua prima pubblicazione, un meraviglioso classico per tutte le età, portatore di messaggi di grande attualità, ora come allora.