Il Fanciullino pascoliano, spinto da curiosità e stupore, adatta il nome della cosa più grande alla più piccola, e al contrario; per poter vedere il grande lo rimpicciolisce, per ammirare il piccolo lo ingrandisce.
Atlante dei viaggi minimi è un titolo molto accattivante da questo punto di vista.
Atlante dei viaggi minimi
di Giuseppe Sofo, illustrazioni di Daniela Berti, formatoindica la grandezza, la dimensione del libro, quanto misura da chiuso. 21×27 cm, 44 pagg, 2021, RAUM Italic
Il titolo in copertina(o prima di copertina): la facciata di presentazione del libro, in cui compare un’illustrazione, il titolo e generalmente il nome è stampato in carattere bianco su sfondo azzurro-cielo-mare, sopra una nave altrettanto bianca che ospita viaggiatori dei tipi più disparati. Quel che più colpisce, già a una prima occhiata, sono i colori e la grafica – e l’avevamo già detto che RAUM Italic tiene alla grafica in modo particolare.
Sebbene la scelta editoriale sia stata di collocarlo al fondo, volevo subito mostrare l’indice, per dare l’idea di quali viaggi vengono qui raccontati, ciascuno in un breve o brevissimo capitolo, in alcuni casi sotto forma di istruzioni. È un indice coloratissimo, leggero su sfondo bianco a doppia pagina. È la mappa del percorso appena concluso, o ancora da intraprendere.
Il punto di partenza di questi viaggi potrebbe essere un’altitudine indefinita sulle Dolomiti, poiché accanto all’introduzione troviamo il disegno di una di quelle palle di vetro in cui nevica se vengono smosse, su monti dalle punte bianche; o forse il punto di partenza non è la montagna vera ma è una palla vera dall’atmosfera magica; o noi stessi e la nostra fantasia, solleticata da questa neve lenta in questo piccolo mondo tondo.
Infatti ci sono viaggi «in cui nessuno ha mai pensato di accompagnarci e territori che nessuno ha mai deciso di mappare. Spostamenti minimi, quasi da fermi, ma che sono spesso i più difficili da affrontare, perché il cammino da compiere è soprattutto nella nostra mente.»
Queste le premesse.
E adesso vi racconto i miei viaggi preferiti.
Ci sono alcune tavole di grandi illustrazioni, per esempio la talpa: davanti il suo naso utilissimo, compreso di vibrisse che sembrano eliche, frecce a indicare le direzioni di acqua e fuoco come fosse un gioco, in alto un quasi-aforisma che dice: «Il problema, quando perdi gli occhiali, è che non hai gli occhiali per cercarli».
C’è una sorta di gioco dell’oca in cui è davvero complicato arrivare al fondo, cioè al ristorante, per vincere una cena in compagnia; e c’è un dolcissimo algoritmo per avvicinare la mano a quella della persona amata in cui sono ritratti due fiori in una sequenza di undici vignette a partire da -1.
Però sono due voci molto diverse, nell’Atlante è piuttosto l’ironia a giocare un grande ruolo.
I capitoli più corposi dal punto di vista del testo possiedono infatti una certa ironia rocambolesca. Per mantenere il tocco colorato che caratterizza l’albo, laddove c’è più testo sulla pagina, ecco che la pagina si fa colorata, e allora troviamo anche sfondi gialli, blu, azzurri e rosa.
Il Labirinto del cervello di un adulto arrabbiato, «inestricabile» ma qui mappato a nostro buon uso, mi ha fatto ricordare un altro albo illustrato(picture book): un libro che usa parole, immagini e grafica per raccontare una storia. Non è semplicemente un libro che, un quasi-silent book in quel caso, un albo di inaspettata eleganza in cui davvero ci si può perdere, cioè Mappe delle mie emozioni, di Bimba Landmann, ed. Camelozampa, consigliatissimo.
In generale trovo molta sintonia tra testo e illustrazioni, come se fosse uno sguardo comune a guidarli.
Non resta che augurarvi buon viaggio.