Anche questa settimana diamo spazio a una casa editrice per bambini che apprezziamo e desideriamo conoscere meglio. Abbiamo rivolto alcune domande a Lola Barcelò direttrice di Kalandraka Italia, realtà editoriale impegnata nella diffusione di albi illustrati dalla forte personalità, dal massimo rigore estetico e letterario.
Quando e come è nata la casa editrice e qual era la vostra idea di partenza?
Siamo in Italia dal 2008. Il progetto editoriale di Kalandraka è nato il 2 aprile 1998, Giornata Internazionale del Libro per Ragazzi, nella regione della Galizia al nord ovest della Spagna. Vicino al mare, e infatti questa parola misteriosa di cui sempre ci chiedono il significato, accanto alla sonorità accattivante, ha anche un riferimento marino. Così si chiamavano le gallette che i marinai mangiavano quando non restava altro durante le navigazioni.
L’idea di partenza era quella di creare albi illustrati in lingua galiziana, perché non ne esistevano. In questa origine si possono già intravedere alcuni aspetti che caratterizzano la casa editrice. Attenzione alle diversità, avvicinamento all’arte contemporanea dei lettori di qualunque età proponendo stili figurativi diversi. L’intento era quello di dare una nuova dimensione all’albo illustrato(picture book): un libro che usa parole, immagini e grafica per raccontare una storia. Non è semplicemente un libro che Leggi.
Qual è il motivo principale che vi ha spinto a diventare editori di libri per bambini?
Il progetto editoriale Kalandraka affonda la sua origine nel teatro per bambini e nell’adattamento teatrale di racconti tradizionali. Quindi l’attenzione all’infanzia era già presente prima che si creasse la casa editrice. Ed è un elemento fondamentale nel lavoro di ricerca della casa editrice e nella selezione delle opere.

Come si struttura la vostra produzione editoriale? Qual è il filo comune che lega le vostre pubblicazioni?
La produzione editoriale in Italia si concentra sulla collana Libri per Sognare che in linea di massima abbraccia un pubblico dai 3 agli 8 anni e su quella Sette Leghe, concepita per lettori autonomi, che da poco abbiamo introdotto nel nostro paese con i primi due titoli, “Racconti per bambini che si addormentano subito”, di Carlos Lopez e David Pintor e “28 storie per ridere” di Ursula Wölfel con le illustrazioni di Joao Vaz de Carvalho.
Cerchiamo di proporre tre categorie di libri: albi originali, adattamenti di racconti tradizionali re-illustrati in modo originale, e classici, o meglio, quelli che per noi sono da definirsi classici, albi imprescindibili nella bibliografia della letteratura per l’infanzia. Per fare un esempio di quello che per noi è il senso ampio di questa parola, cito alcuni titoli proposti: “Un gorilla, un libro per contare” , “Il maialibro” e “Nel bosco” di Anthony Browne, “Storie di topi” di Arnold Lobel, “Oh, com’è bella Panama!” di Janosch.
Quanti titoli pubblicate l’anno?
Dipende delle risorse, non meno di quattro non più di dieci.

Quanto sono diffusi e conosciuti i vostri libri in Italia?
Il nostro distributore è la PDE, un distributore nazionale.
Qual è l’aspetto più complicato del vostro mestiere?
Fermarsi a riflettere, dunque, rispondere alle domande del pubblico, dei giornalisti… Preparare lezioni per studenti. Il nostro è un mestiere intuitivo, di fiuto. Ragionare è tutta una altra cosa.
Come scegliete gli autori e gli illustratori da pubblicare o i titoli esteri da portare in Italia?
Pubblichiamo i libri che ci piacciono e che crediamo possano offrire un valore aggiunto ai lettori italiani.

Un albo illustrato vi piace quando…
E’ coerente.
Un albo illustrato non vi piace quando…
Non ha cuore né gambe.
Quali sono i titoli di Kalandraka a cui siete più legati, e perché?
Siamo legati a tutti i titoli del catalogo per diversissimi motivi, tanti inconsapevoli. Ce ne rendiamo conto alle fiere quando se ne parla con i visitatori. Sempre c’è qualcosa da spiegare anche su quel titolo che ha venduto pochissimo, perché l’abbiamo proposto con convinzione.
Quali sono i titoli che hanno ricevuto una migliore accoglienza da parte del pubblico in termini di vendite?
I sempreverdi: “Orecchie di farfalla”, “La gallinella rossa”, “Nonni”, “Chi vorresti essere?”, “E’ una parola”.
Onda di lunga durata: “Achille il puntino”, “Nel bosco”, “Oh com’è bella Panama”, “Non è facile piccolo scoiattolo”.
Venduti d’un fiato: “Racconti per bambini che si addormentano subito”, “Un grande sogno”, “Turandot”, “Vai a fare il bagno!”, “Non è una scatola”.

Come rispondete a chi vi dice: i vostri albi illustrati sono difficili, non sono adatti ai bambini?
Questo commento ancora non me l’ha mai fatto un bambino. Quindi siamo a posto.
Quali consigli dareste a un genitore o a un insegnante nella scelta dei libri per i propri bambini?
Curiosità, umiltà, ascolto. Non voglio essere didascalica, ma veramente leggere aiuta a crescere, nel senso fisico e psichico della parola. Quindi, se quando si va al mercato si fanno delle domande precise al bancarellista sulla freschezza del prodotto, se al supermercato leggiamo le etichette, se al pediatra chiediamo consiglio… Infine se meditiamo le nostre scelte, perché non fare lo stesso con un libro?
Una storia va diretta al cuore e al cervello e, se buona, può essere tanto efficace come un antibiotico per far crescere cittadini consapevoli e solidali. E non lasciare mai da sola la storia, mediarla e lasciarla anche farsi spazio nel tuo cuore e nel tuo cervello di adulto. Leggere è responsabilità.