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Tre in tutto: una storia dimenticata, una storia attualissima

C’era la guerra in Italia. Da anni, bombardamenti aerei, esplosioni e macerie spazzavano via case, stalle e cortili. C’era la miseria, il dolore e tanta fame. Era quella la vita di tutti i giorni. Era quella la vita di migliaia di bambini; finché un giorno, arrivò un treno che portò quei fanciulli verso un destino migliore. Verso il calore di una stanza riscaldata, di un letto tutto per sé, di una tavola apparecchiata per il pranzo e – persino – per la cena.

Quei vagoni furono chiamati “treni della felicità”, ma i due fratellini di Tre in tutto ancora non lo sapevano…  Non potevano neppure immaginarlo, perché gli adulti, come il prelato del paese, andavano dicendo loro che là, nell’alta Italia, dove erano diretti, i comunisti “mangiavano i bambini” oppure “ci facevano il sapone”. Ecco, allora, che la paura diventa vibrante di fronte alle sconosciute donne che li vogliono ospitare. Per non parlare dello spavento dipinto sui volti dinnanzi a un pentolone più grande di loro: che davvero avesse ragione il prete?

Tre in tutto

di Davide Calì, illustrazioni di Isabella Labate, Orecchio Acerbo, 2018

copertina di Tre in tutto

Paure, ansie, stupori emergono in tutta la loro potenza sui visi dei fratelli, grazie al tratto nitido e al contempo poetico di Isabella Labate, che di Tre in tutto firma le illustrazioni.

La tecnica a grafite scelta da Labate trasmette le “primordiali” e irripetibili emozioni che qualsiasi bambino prova di fronte al primo viaggio della propria vita. La strada che i bambini percorreranno forgerà la loro infanzia, se non la loro intera esistenza. Un’infanzia salvata dalla solidarietà di famiglie più fortunate del Centro Italia disposte ad ospitare bambini provenienti dal Meridione. Qui la storia si fa realtà e l’autore dell’albo, Davide Calì, ce ne racconta lo sviluppo attraverso voce e occhi di uno dei ragazzini che su quel treno ha viaggiato.

il treno della felicità

Siamo nell’immediato dopoguerra: grazie ad un progetto ideato ed attuato dall’Unione donne italiane e dal Partito comunista, migliaia di bambini del Sud Italia, tra il 1945 e il 1952, furono ospitati per mesi, o anni, da famiglie del Centro nord. Il trasferimento fu organizzato via treno e l’allora sindaco di Modena usò l’espressione “treni della felicità”. Obiettivo, banale a dirsi a questo punto, era sottrarli a una vita di stenti, malnutrizione, malattie. Lo scopo era la sopravvivenza stessa di chi, a causa della guerra, aveva già perso tutto: casa, salute e molto spesso entrambi i genitori. I “treni della felicità” furono un tentativo di strappare quelle vite a un destino di stenti e privazioni.

pagine del libro Tre in tutto

In Tre in tutto testo e illustrazioni si susseguono in perfetto equilibrio e il libro si sfoglia come un vecchio album fotografico, finito per caso tra le mani, rovistando in qualche vecchio solaio. Lo si apre pensando che esso serbi qualche segreto; che ci stia narrando di un’epoca passata, lontana, che non ci appartiene più.

Nulla di tutto questo. Grazie all’attenta scrittura di Davide Calì, si scopre una pagina di storia nazionale, di cui si erano “smarrite” le fonti. La voce narrante del ragazzino è così realistica che pare sussurrare al lettore la sua vicenda in viva voce, con lo stesso stupore di quando accadde: si prova così con lui la meraviglia di chi non conosceva il mare, la neve e la bontà del pane e della pasta fatta in casa (i turtélen).

Tre in tutto

Vivi la gioia di una cioccolata calda mai assaporata prima e, nel contempo, segui il triste distacco dalla “mamma” che lo ha curato e cresciuto come un figlio per circa due anni. Nel libro si prova un’alternanza di emozioni sorprendente e imprevista.

Tre in tutto è un albo potente, capace di scuotere, far riflettere e commuovere perché tra le pagine c’è davvero un “segreto” che, riga dopo riga, si trasforma in nitido messaggio: quello di un Paese che sapeva accogliere gli ultimi senza paure, con semplice senso di solidarietà e fratellanza. Quello per cui una mamma è una, ma poi diventando due, tre… Tre in tutto.

Tre in tutto va letto perché spiazza. È spiazzante oggi – sapere che quell’Italia aveva un’etica dell’accoglienza, nonostante tutti i problemi che potevano esserci all’indomani della ricostruzione post bellica. La voce del bambino è metafora di un’Italia che aveva voglia di guardare al futuro con la leggerezza di un giovane che (ancora) non nasconde nulla delle proprie emozioni. Un’Italia che dialogava e gettava ponti, reti. Era quello un  paese che guardava verso il futuro con speranza. Non aveva repulsione per chi soffriva. Tre in tutto andrebbe letto e riletto perché ieri è oggi. Perché con leggerezza e fermezza ci ricorda che gesti semplici possono lenire i tormenti di una vita. Come condividere pane e turtelén … 

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