Si è conclusa da qualche giorno la Bologna Children’s BookfFair 2019 ed è doveroso buttare giù qualche pensiero. Sono molti anni ormai che la visito e nel tempo ho imparato ad apprezzarne aspetti diversi: se all’inizio andavo per spiare le nuove uscite o scoprire le case editrici più piccole, oggi sono mossa soprattutto dalla curiosità di conoscere di persona gli autori e gli editori e trovare ispirazione per il mio lavoro.
La fiera è maestosa, il tempo sempre troppo poco e gli appuntamenti interessanti si susseguono a ritmo incalzante, ma ci sono degli aspetti che ad ogni visita emergono costantemente.
Una fiera dal respiro internazionale
Della Fiera amo per esempio il suo respiro internazionale: è bellissimo sentire parlare tutte le lingue, sapere che da tutto il mondo gli operatori del settore si spostano per essere presenti a Bologna in quei quattro giorni così importanti ed è la riprova che dove alberga la cultura non ci sono differenze di alcun genere, non c’è paura dell’altro, non c’è discriminazione, ma solo un calderone di idee, progetti e meravigliosi confronti.
Conoscersi e incontrarsi dal vivo
L’altro aspetto fondamentale, che caratterizza non solo la fiera ma tutto il mondo del libro, è il fatto che il rapporto umano ha ancora un peso fondamentale: trovo molto romantica la schiera di illustratori e autori che si aggirano con le loro cartelle in mano, in trepidante attesa dell’appuntamento con l’agente che potrebbe farli diventare famosi. Saranno abbastanza appassionati nel presentare i loro progetti? Hanno una buona storia in mente e riusciranno a raccontarla nel modo migliore? Il loro tratto colpirà la persona giusta? Tutto si gioca sull’impressione che faranno e questo meccanismo si ripete uguale da anni e anni. Non ci sono files o mail che riescano ad eguagliare una chiacchierata a quattr’occhi.
La stessa trepidante emozione la provano però anche gli autori di libri già pubblicati incontrando il loro pubblico e tutti gli operatori della filiera del libro: un’occasione di confronto che permette loro di saggiare il gradimento di ciò che scrivono, ma anche di scambiare idee e proposte con chi fa il loro stesso mestiere.
In modo analogo chi partecipa come me da spettatore prova comunque una suggestione propria: dare un volto agli autori che leggo è non solo una grande emozione, ma anche e soprattutto uno stimolo per entrare in sintonia con il loro modo di scrivere e con le loro opere e sentirmi sicura poi nel consigliarle al mio piccolo pubblico di lettori. Se un autore mi fa una bella impressione, umanamente parlando, gli sarò fedele per molti e molti anni.
“Intelligenze”: un libro che mi ha colpito
Quest’anno per esempio ho avuto modo di assistere alla presentazione del libro illustratoLibro accompagnato da un numero variabile di illustrazioni, che in alcuni casi fungono da semplice ornamento, abbellimento e decorazione delle magistralmente da Arianna Papini e pubblicato da Carthusia che si intitola “Intelligenze”. Il testo è di Antonio Ferrara, autore che conoscevo esclusivamente per i suoi libri rivolti agli adolescenti, che trattano tematiche importanti e molto serie (come “Ero cattivo”, che gli è valso il Premio Andersen 2012), tratte dalle storie vere cui ha assistito nel suo passato come educatore nelle comunità alloggio per minori. Tutto mi sarei aspettato tranne di trovarmi di fronte una persona così aperta, solare, simpatica, dissacrante, ironica e allo stesso tempo poetica e profonda. La stessa illustratrice ha ammesso di aver avuto non pochi grattacapi per rendere in immagini le idee che compongono il testo di questo libro sofisticato e suggestivo.
“Intelligenze” è uno di quei libri che avrei sfogliato distrattamente (sicuramente attirata dalle illustrazioni) ma senza farlo mio del tutto se non avessi sentito i suoi creatori parlarne. Adesso che l’ho fra le mani conosco il vero valore di questo lavoro in cui ogni pagina racconta un tipo di intelligenza diversa con poche parole: quella del gatto che sa che con le fusa ti rosicchierà piano piano la tristezza, quella del cane che si crea una mappa della città fatta di odori, quella della ragazza bruna che sull’autobus ride da sola mentre legge e quella dell’acqua della pasta che sa bollire anche senza che noi la guardiamo.
“Capire è… sognare dentro il sogno di qualcuno” sostiene l’autore per concludere questo inventario di intelligenze inaspettate, ma poi decide di dedicare le pagine finali al lettore e di farlo riflettere, chiedendogli di definire il suo personale concetto di intelligenza, di approfondire cosa significa “leggere dentro le persone” e di cercare fra tutte le capacità quella che gli fa osservare il mondo da altri punti di vista e risolvere i problemi con originalità. Intelligenza quindi collegata alla sfera dei sentimenti e della creatività come augurio per le menti aperte e vergini dell’infanzia.
Per concludere, ci sarebbero davvero tante e tante cose da raccontare su ogni singola giornata alla Bologna Children’s Bookfair 2019, sarebbe impossibile descrivere ciascuna impressione, ma trovo davvero confortante sapere che queste manifestazioni registrano moltissime presenze in crescita di anno in anno e, se è purtroppo vero che in Italia si legge poco, è altrettanto vero che il mercato editoriale per ragazzi è una fucina di idee e punta su una generazione che sono certa non ci deluderà.