Nella lettura ad alta voce con i miei figli, un posto d’onore l’hanno sempre avuta i libri divertenti, surreali, in alcuni casi esilaranti. Libri che a me fanno ridere uno sproposito e che, per un conseguente effetto a cascata, portano buonumore anche a loro.
Provate voi a rimanere impassibili mentre una persona cara prova un gusto esagerato a leggere per voi, trattenendo a fatica risate ed esclamazioni compiaciute. Il risultato è quello di una lettura molto dinamica, allegra, e di una tendenza a voler ripetere l’esperienza.
Ecco perché il nostro scaffale pullula di storie simpatiche e argute, che ci dilettano, e che non ci stanchiamo di ri-leggere tante volte.
Fra le letture più divertenti degli ultimi mesi, ne campeggiano tre che sono diventate le nostre favorite da un po’.

Vacanze in scatola
Tuono Pettinato, Martina Sarritzu, Canicola Edizioni, 2020
Età di lettura suggerita: dai 5 anni

Dedicato a Gianni Rodari, la cui storia e poetica troviamo citate sin dalla prima tavola, questo esuberante e rigoglioso libro a fumetti si è rivelato un divertentissimo e coinvolgente compagno estivo. E proprio di vacanze estive narra, con un intreccio e un universo figurativo immaginifico incardinati sul tema della fantasia come chiave di lettura della realtà.
La famiglia Bugatti è in partenza per le sospirate vacanze, pronta a infilarsi nella sua scatola a quattro ruote. Ogni componente del nucleo familiare è rappresentato come una macchietta da far morire dal ridere. Ma anche gli altri vacanzieri in coda sembrano fuori dai canoni e totalmente sgangherati.

Nuvolario, il bambino protagonista, prende spunto dalle strane parole degli adulti al suo fianco e dalle deliranti scene che lo circondano, per immaginarsi situazioni e personaggi ancora più strampalati che rompono gli schemi. Dalla sua mente vediamo materializzarsi sulle pagine scenari e situazioni incredibili, epiche, mostruose, straordinarie. Piovre giganti col parrucchino, alieni con gli occhi sbilenchi, sigarette umanizzate di proporzioni enormi, autisti scimpanzè… la vita fuori dal finestrino è alquanto movimentata e bizzarra!

Il racconto di questa partenza esplosiva, per essere goduto fino in fondo, va assaporato con occhi vigili dettaglio dopo dettaglio, scorrendo senza fretta i volti, i corpi, gli oggetti e la scalmanata ciurma di esemplari raffigurati. Ironiche le espressioni, i particolari ingranditi a mo di caricatura, le posture ridicole, le azioni strampalate, i dialoghi di spirito. Un caleidoscopio spiazzante e spassoso dal sicuro richiamo per piccoli e grandi lettori.

Una decisa conferma per Tuono Pettinato e un promettente esordio per Martina Sarritzu, diplomatasi quest’anno al corso di Fumettoracconto realizzato con una serie di disegni e brevi testi inseriti quasi sempre all’interno di “nuvolette” che escono dalla bocca Leggi e Illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e qui al suo primo libro illustratoLibro accompagnato da un numero variabile di illustrazioni, che in alcuni casi fungono da semplice ornamento, abbellimento e decorazione delle Leggi.
La ranocchia che aveva il mal d’orecchie
di Voutch, trad. Maria Pia Secciani, Edizioni Clichy, 2020
Età di lettura consigliata: dai 5 anni

Ecco una storia talmente paradossale da persuaderti che sia vera. Delizioso lo stile pop e multicolore, perfetta la sinergia tra testi e illustrazioni, memorabili le facce e le frasi pronunciate dalla dolorante protagonista, una ranocchia che soffre di mal d’orecchie e, a rigor di logica, decide di andare dal medico.
Detta così suona semplice, ma la faccenda ben presto si complica e si fa ingarbugliata. Il medico di base non è esperto di orecchie, bisogna trovare lo specialista; lo specialista di orecchie non si occupa di orecchie di rane, urge un ranocchio-laringoiatra; il laringoiatra tratta solo orecchie di rane adulte, tocca rivolgersi a un pediatra in ranocchiologia; il pediatra non può fare nulla senza il suo super otoscopio a micro-risonanza elettro cabalistica… Chiaro il meccanismo?

Non si arriva mai al punto. Si procede di visita in visita, di Ahi ahi ahi ahi ahi! la prego, mi aiuti!, di scusa in scusa, di rimpallo in rimpallo, mentre la povera malata si confonde sempre più, sbaglia i nomi dei suoi interlocutori (che diventano in bocca sua signor omeoranocchio-patata, o patatopata) si rimpicciolisce e ingobbisce, è disperata. Insomma, la medicina le volta le spalle, tutti se ne infischiano, i dottori sfuggono dalle loro responsabilità e la fanno sentire inutile, piccola, insignificante, disorientata… nessuno interviene, lei continua a soffrire e finisce che deve arrivare sola e a piedi al pronto soccorso per una supposta otite purulenta avanzata.

Eccoci giunti alla conclusione, che è completamente pazza, imprevedibile, umoristica, da applausi. Ora possiamo soffermarci sui risguardiRisguardi di copertina, detti anche sguardie o risguardie: sono i primi fogli che troviamo aprendo il libro (quello di sinistra Leggi di copertina(o prima di copertina): la facciata di presentazione del libro, in cui compare un’illustrazione, il titolo e generalmente il nome Leggi (sia a inizio albo che alla fine) e sorprenderci a pensare che l’autore, fumettista francese dallo sguardo cinico e feroce nei confronti della realtà e dei detentori del potere, è un vero portento.
Processo al lupo
Stéphane Henrich, trad. Flavio Sorrentino, Biancoenero, 2019
Età di lettura suggerita: dai 5 anni

Siamo nel pieno teatro dell’assurdo, in una pista narrativa dominata dall’inverosimile e dal nonsense.
Un lupo è processato per aver mangiato un agnello.
Trovate la notizia scioccante? Il tribunale è affollato di animali rumorosi. Il giudice, colui che ha l’ultima voce in capitolo sul caso, è un maiale.
DRIIIING!!! L’udienza è aperta.

L’aula è gremita e un coro di Beeeh!!! Muuuuu!!! Hi-ho! travolge l’imputato, Bernardo Lupo, accusato di aver divorato crudo un agnellino. Come nei veri processi, l’accusato si difende (aveva fame), l’accusa attacca, il giudice intima alla rumorosa platea di fare silenzio (o faccio sgombrare l’aula!!!), i testimoni fanno la loro parte, l’avvocato difensore spara obiezioni, la mamma dell’accusato si dispera perché il suo figlioletto è innocente…

Si rincorrono le allusioni al mondo delle toghe e dei tribunali umani, i fraintendimenti, i rimandi all’universo fiabesco, le caricature che scatenano ilarità. Non mancano tre porcellini pronti ad attaccare il lupo, talpe che giurano di aver visto tutto, armi del delitto affilate come denti, asini professori, avvocati capre… Ogni animale chiamato in causa interpreta un ruolo che gli calza ironicamente alla perfezione e diventa credibile nella sua veste surreale.

Irresistibile le arringhe, tutte giocate sui doppi sensi e su una lettura originale della realtà. Eppure sia De Capris, che pretende la PENA DI MORTE per il lupo, per l’efferato crimine commesso, sia Bulldog, che viceversa si batte per l’assoluzione (del resto chi sa veramente cosa sia avere… una fame da lupo?) appaiono convincenti e capaci di vendere con disinvoltura aria fritta.
Cosa deliberà il Giudice De Suinis, dopo attento esame, tra i rinnovati Beeeh!!! Muuuuu!!! e Hi-ho degli impietosi astanti?
Non aspettatevi di scoprire qui il verdetto, ma sappiate che la giustizia, in un modo o nell’altro, farà il suo corso, per lasciare in fretta e furia posto a un nuovo scottante caso, quello dell’imputato Gualtiero Volpe, colpevole di aver ucciso una gallina…
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